Vladimir Arkhipov. Design del popolo

V. Arkhipov, Piccola cassettiera di scatole di cerini, di Konstantin Kiseljov, Nižnij Novgorod, 1979
V. Arkhipov, Porta rocchetti, di Nikolaj Egorov, Mosca, 1994
V. Arkhipov, Giradischi, di Boris Sergeevič Ivanov, Mosca, 1963
V. Arkhipov, Appendi stivali, di Vasilij Bobrov, regione di Voronež, 1997
V. Arkhipov, Slitta, di Alxander Popov, Mosca, 1996
V. Arkhipov, Borsa, di Evgenij Prochorov, Kolomna, Russia, 1995
V. Arkhipov, Badile da netturbino, di Vladimir Antipov, Mosca, 1998
V. Arkhipov, Tanica per benzina, di Vjačeslav Suranov, Kolomna, Russia, 1970
V Arkhipov, Lampada da tavolo, di Pavel, Togliattigrad, 1990
V. Arkhipov, Maschera da saldatore, di Michael Ryan, Derrymore, Ireland, 1990

Martedì 15 aprile 2008 alle 18.30, in occasione del Salone del Mobile, la Galleria Nina Lumer inaugura la prima mostra personale in Italia di Vladimir Arkhipov, Design del popolo.

Un vecchio letto usato come pontile in un lago, forchette che fanno da antenna della televisione, il tacco di uno stivale che diventa tappo per la vasca da bagno… Arkhipov (Ryazan, 1961), ingegnere e medico di formazione, artista autodidatta, raccoglie dal 1994 oggetti di contro design da tutto il mondo. Invenzioni di un’incredibile semplicità formale che acquistano un valore estetico all’interno di questa immensa collezione, che non soltanto li presenta come oggetti di uso quotidiano ma che racconta le storie e mostra le immagini di chi li ha inventati. Come per tutte le forme d’arte, il valore estetico non dipende dall’oggetto in sé, ma emerge dall’interazione di questo con l’osservatore che, nel momento in cui si dimentica della loro utilità, li percepisce come forme astratte.

L’oggetto inserito nella complessità della collezione ci ricorda il congegno suprematista: “La trave si fonde con tutti gli elementi in modo simile al globo terrestre che contiene in sé la vita delle perfezioni, e ogni corpo suprematista così costruito verrà inserito nell’organizzazione della natura e formerà un nuovo satellite” (Malevich, Suprematismo, 1915). Malevich contrappone frammenti della realtà visibile a piani astratti di colore, introducendo un senso di paradossalità che prelude all’ontologia. È lo stesso paradosso che fa perdere agli oggetti di Archipov il valore ontologico originale (il tacco, la forchetta, l’antenna, …), elevandoli a forme astratte e a oggetti d’arte.
Il progetto di Archipov è una ricerca di modi di vita e di biografie personali: “In questi oggetti si riflettono le caratteristiche nazionali, economiche, sociali, psicologiche e geografiche del luogo e del tempo dai quali li strappo”.
L’artista sarà presente all’inaugurazione