Irina Zatulovskya. Cantico dei cantici

I. Zatulovskaya, Children is time, sandstone, pigments, water, 20x29 cm, 2008
I. Zatulovskaya, affresco, 60x30 cm, 2008
Irina Zatulovskaya, Melograni, 15x30 cm, olio su legno, 2008
I. Zatulovskaya, Love, sandstone, pigments, water, 24x20 cm, 2008
I. Zatulovskaya, The Wailing wall, sandstone, pigments, water, 15x30 cm, 2008
Irina Zatulovskaya, Landscape like a body, sandstone, pigment, water, 14 х 20 см, 2008
Irina Zatulovskaya, Books, sandstone, pigment, water, 18x28 см, 2008

Il 10 febbraio 2009 la Galleria Nina Lumer inaugura la seconda personale di Irina Zatulovskaya, Cantico dei Cantici.

Nata a Mosca nel 1954, Irina Zatulovskaya ha cominciato a disegnare in giovanissima età e si è diplomata all’Istituto Poligrafico di Mosca. Nel 1979 entra a far parte dell’Unione degli Artisti sovietici, da cui viene allontanata pochi anni dopo a causa di un ritratto considerato una falsa rappresentazione dell’uomo sovietico. Da qui sviluppa la sua identità artistica in netta contrapposizione al sistema ufficiale. Seppur figurativa la sua arte si inserisce in una tradizione profondamente diversa da quella scaturita dal realismo socialista. Un figurativismo intimo e quotidiano che si inserisce nel filone del primitivismo russo di Michail Larionov e Natalya Goncharova, una tradizione in cui la semplicità del linguaggio, la purezza delle forme eteree e l’accenno dei colori pallidi e opachi sono segno di genuina sincerità.
La semplicità delle sue scelte si incarna nei materiali su cui dipinge: pezzi di grondaie, lamiere, porte di armadi, pietre e vecchi specchi, oggetti intimi e con una storia. Questo riflette la tradizione della chiesa russa ortodossa, è la forma profondamente intima che scaturisce dall’esistenza personale. Irina Zatulovskaya affronta in modo profondo i motivi etici e religiosi, la sua è una visione contemplativa della realtà, un’accettazione del mondo così com’è e il rifiuto di trasformarlo. Il credente ortodosso vive una complessità esistenziale in ogni attività relativa all’arte: la rappresentazione artistica implica la violazione del comandamento di non creare idoli, all’uomo non è concesso plasmare immagini senza vita, ma Irina Zatulovskaya trova una via d’uscita, affidandosi a una percezione pura e naive del mondo come quella di un bambino, crea figure sincere e semplici che nascono “dal suo cuore e dai suoi ricordi”.
Come scrive Ekaterina Dyogot “i lavori di Irina Zatulovskaya sono sempre sottilmente raffinati nella loro laconica semplicità”. In mostra alla Galleria Nina Lumer una serie di affreschi che evocano l’atmosfera di una chiesa ortodossa dove ogni icona è dipinta secondo una personale esperienza spirituale, una visione o un sogno misterioso, ogni icona è una rivelazione. Sono affreschi che narrano i versi del Cantico dei cantici “ Nel giardino dei noci io sono sceso, per vedere il verdeggiare della valle, per vedere se la vite metteva germogli, se fiorivano i melograni (6,11)… Salirò sulla palma, coglierò i grappoli di datteri; mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva e il profumo del tuo respiro come di pomi (7,9)…” Tra icone di melograni, viti, greggi e deserti Irina Zatulovkaya svela la realtà senza crearla, il segno sensibile trabocca di linfa vitale e proprio perciò, essendo inscindibile dal suo archetipo, diventa non una rappresentazione, bensì un’onda propagatrice della realtà stessa che l’ha suscitata (Pavel Florenskij).