Alexander Djikia. Rinascimento

A. Djikia, Licantropo, 31x42 cm, 2007, china e pennarello su carta da lucido
A. Djikia, Senza titolo, 30x42 cm, 1996, china e pennarello su carta
A. Djikia, Agguato, 30x42 cm, 1996, china e pennarello su carta
A. Djikia, Beethoven, 34x42 cm, 1996, china e pennarello su carta
A. Djikia, Uomo con le dita lunghe, 30x42 cm, 1996, china e pennarello su carta
A. Djikia, Il Ritorno del Figlio Prodigo, 30x42 cm, 1996, china e pennarello su carta
Alexander Djikia, Il ratto di Europa, gesso e pigmenti, 40x60 cm, 2007

Domenica 18 novembre 2007 la Galleria Nina Lumer inaugura la prima mostra personale in Italia dell’artista Alexander Djikia Rinascimento, curata da Alexander Brodsky.

Questa è la storia di come Alexander Brodsky ha visto per la prima volta i disegni di Djikia…
“In autunno, all’inizio degli anni ’90 sono andato a visitare la Fiera dei giovani artisti al Maneggio di Mosca. Pitture ad olio, ceramiche, grafica, sculture, arte decorativa… mi assaliva un sentimento familiare di disperazione … Sono entrato nella stanza successiva e lì ho visto le figure di Djikia. Non sapevo chi fosse l’autore, erano una decina di piccoli fogli di carta disegnata in bianco e nero. Mi sono innamorato di loro al primo sguardo e per sempre. E’ difficile spiegare che cosa veramente mi colpì, mi sono fermato a guardarle a lungo. La personalità dell’artista si manifestava in ogni linea con una tale chiarezza che avevo la sensazione di conoscerlo da sempre…
L’opera di Djikia è uno di quei rari esempi di fusione piena e pura tra l’artista e le sue creazioni. Difficile dire se i suoi disegni rappresentino con una straordinaria precisione l’artista stesso o se invece sia lui, con quella stessa precisione, a impersonare un qualche divertente e nasuto personaggio capitato non si sa come sulla carta. In ogni caso, questo personaggio nasuto, che sia autoritratto o invenzione, non è che un’unica creatura, simile a un centauro, in parte viva e in parte disegnata da se stessa”.

Se per Djikia l’arte figurativa riflette uno spettro organico dell’esistenza umana, i suoi disegni fissano quella moltitudine di movimenti e umori fugaci che le rappresentazioni classiche hanno ignorato. Il mondo che ci rappresenta, il suo albero, la vecchietta, il cane, il soldato morto, Stalin, il mendicante sporco e senza gambe è un mondo di poesia, è l’arte di raccontare i sogni senza interpretarli.

“…Quello che mi ricordo di quel giorno è che quando sono uscito dal Maneggio guardavo tutto ciò che mi circondava attraverso gli occhi di Djikia, non potevo e non volevo più liberarmi di quelle figure. Ad ogni passo mi imbattevo in qualcosa che mi sembrava degna della sua penna, mi immaginavo davvero come lui l’avrebbe disegnata…”
Alexander Djikia è nato a Tbilisi, USSR, nel 1963, ha studiato Architettura a Mosca dove ha vissuto e lavorato fino al 1996. La serie di 24 disegni esposti alla galleria Nina Lumer sono stati realizzati subito dopo la sua partenza per l’America nel 1996 come conclusione di un ciclo di lavori cominciati nel 1988 che ha portato all’artista un’ampia popolarità nella Russia della postperestroika. Nel 2000, per una serie di strane coincidenze, Djikia si è trasferito dall’America ad Ankara (Turchia) dove per sei anni ha insegnato all’Università Bilkent, fino al suo ritorno a Mosca nell’agosto del 2007. Djikia definisce timidamente questo periodo della sua vita come un rinascimento della sua creatività artistica, ispirato dal ritorno in patria dopo dieci anni di assenza.

I nuovi lavori realizzati per la mostra alla galleria Nina Lumer sono sette opere di gesso colorato raffiguranti soggetti classici del Rinascimento italiano.